Quando
ero piccolo e cercavo soldi a mio padre , mi rispondeva spesso “ vai a Sièrpeco
, a Santa Catarina, lì li troverai “.
Sapevo
che era un diniego , ma non riuscivo a capire che significasse quell’espressione
. Decisi di chiedere delucidazioni a mio nonno ed una sera d’inverno vicino al
fuoco nella sua masseria sotto la Foresta , mi raccontò di un tesoro nascosto
da secoli e secoli dentro ad un castello
incantato . Diceva che c’era di mezzo il diavolo in un periodo
in cui la peste mieteva migliaia e migliaia di vittime e che il tesoro l’aveva
nascosto il Re di quel tempo per paura che glielo rubassero in quella baraonda
senza leggi .
Aveva stretto un patto con il diavolo che gli
garantiva la salvezza dall’epidemia in cambio della sua anima , quando sarebbe
morto di vecchiaia .
Ma
i fatti non andarono proprio così ed il Re dopo pochi giorni fu colpito dalla peste
bubbonica . Prima di morire , sapendo di avere le ore contate maledisse il
diavolo chiamando uno stregone di sua fiducia . Gli ordinò di nascondere il
tesoro e di fare una maledizione che chiunque ne fosse venuto in possesso
avrebbe pagato con la vita la sua scoperta.
Lo
stregone lo tranquillizzò dicendo che avrebbe esaudito le sue volontà e
fece l’incantesimo, ma appena il Re
passò a miglior vita , si diresse verso il luogo dove era nascosto il tesoro
per impossessarsene . Non l’avesse mai fatto , appena giunto nella stanza del
tesoro il diavolo lo trafisse con il suo forcone e se lo portò nei calderoni
bollenti dell’Inferno . Ormai il tesoro
era nascosto per sempre , ma per essersi distratto sulla sorte dl Re giurò che
chi fosse stato capace di portare in quel posto una fanciulla di quattordici
anni , illibata , che doveva congiungersi con lui , aveva via libera di
prendersi il tesoro e portarselo via senza essere ucciso .
Quella
storia mi rimase per anni nella mente e volli cercare di capire se poteva
essere vera o frutto di leggende tramandatesi di generazione in generazione .
Me
ne ero dimenticato nel tempo fino ad una sera d’estate del 2008 , quando ,
parlando del più e del meno si passò a parlare della leggenda del tesoro di Sièrpeco
. E qualcuno raccontò la storia di Betta di scioccone , avvenuta un
secolo prima , ad inizi novecento .
Era
di Sorbo ed abitava a Volturara , Attraversava la montagna di Serpico ogni
giorno per passare da un paese all’altro e per anni cercava una soluzione che
la potesse arricchire . Sapeva della
leggenda del tesoro e ne parlava spesso con il marito , ma aveva paura di
portare sua figlia per una possibile spiacevole reazione del diavolo che
avrebbe potuto portare conseguenze irreparabili alla bambina.
Decide
di puntare su una bambina qualunque e con una scusa ben studiata va a prendere
la figlia di un certo “ sciacquarulo “ ,
e si presenta sulla montagna di Serpico con la fanciulla .
E’
sera inoltrata e si mette seduta su un sasso con la bambina affianco in attesa
che arrivi il diavolo . A mezzanotte in punto
con la raduna rischiarata dalla debole luce della luna , incomincia ad
avvertire una puzza di zolfo e da lontano una nube di fumo si espande e si
dirada fino a mostrarle il diavolo in
tutta la sua potenza . Ha una forca in mano e sembra altissimo , pieno di luce
intorno con la coda che si inarca e si muove in ogni direzione . Sembra
scolpito e si muove con un’armonia che emana un suono che si diffonde ritmico nel
silenzio della notte .
La
guarda negli occhi e la donna abbassa lo sguardo , impaurita . Poi squadra la
fanciulla e ritorna a guardare Betta . La voce è dura e cavernosa “ Mi hai
fatto venire qui convinto della tua buona fede , ma la tua furbizia ti porterà
danni e ti farà fare una brutta fine . Il tesoro non lo vedrai mai , perché la
fanciulla non è sangue del tuo sangue .Ti risparmio la vita , ma non venire mai
più a cercarmi “ .
Betta
indietreggia e appena si allontana incomincia a correre trascinandosi dietro la
bambina impaurita . Corre fino in paese senza mai fermarsi . La brutta
avventura le resterà nella mente per sempre e da allora girerà alla larga dal
posto dove aveva incontrato il demonio .
Del
tesoro di Santa Catarina , tra guerre , terremoti , emigrazioni di massa e
tempo che passa lentamente ed inesorabilmente , nessuno ne parla più . Rovi e
spine ricoprono , forse per sempre , la raduna e i ruderi dell’antico castello
. E la storia dell’immenso tesoro , portato tra queste montagne sperdute dai
cavalieri crociati e dal loro maestro mille anni fa , si perde nei rivoli della
dimenticanza umana .