giovedì 23 luglio 2020

LA RIVOLTA DEI BARONI di Edmondo Marra , in pubblicazione su Amazon


Capitolo V

26 gennaio 1494
E’ notte e fuori nevica dolcemente , nella casa la luce è data dal fuoco che arde nell’angolo riempiendo la stanza di fumo . Marco è stanco per aver lavorato tutto il giorno ai preparativi del matrimonio del figlio Bernardino di domani . Appoggia la schiena al muro , la testa all’indietro e si fa il segno della croce
<< figlio mio , aspettavo questo momento da una vita . Domani sposerai Carmelia e continuerai la nostra discendenza . Avrai un sacco di figli che riempiranno le tue giornate di allegria e di problemi . Siamo nati per crescere , procreare ed andarcene , e anche nella nostra famiglia si consuma il destino degli uomini .
Non avere mai paura e vivi la tua giornata in famiglia . Il mondo è cattivo . Malattie sono in ogni angolo di strada , banditi si nascondono dietro ogni siepe , i cambiamenti della natura potranno sconvolgere le tue fatiche . Lavora , semina , raccogli e conserva per l’inverno . Non far vedere agli altri la tua gioia , né devi mostrarti triste . Impegnati solo a concretizzare i tuoi desideri . Abbi fede in Dio ed onora i Santi , sono i mezzi attraverso i quali il Signore si mostra a noi mortali e ci avvicinano alla gloria celeste . La sera insegna ai tuoi figli a scrivere , come hanno fatto i miei antenati con noi . Capire senza richiedere l’aiuto degli altri ti salva da tante situazioni e qualche volta dalla povertà più nera .
La nostra famiglia è stata grande nel Regno ed molti dei suoi componenti continuano a comandare sui popoli  , traendo benessere e potere . Noi siamo diventati poveri e dobbiamo usare braccia e mente per sopravvivere in questo mondo difficile con la speranza di ritornare ad essere un giorno protagonisti del nostro futuro >> .
<< che significa che una volta eravamo potenti ?  Da che sono nato ho sempre visto povertà e fatica intorno a noi >>
<< hai ragione , e stasera ti racconterò un poco del passato dei nostri antenati , così che un giorno potrai raccontarlo ai tuoi figli e far si che la memoria della loro gloria e potenza non si perda nella nebbia del tempo .
35 anni fa era pieno inverno come adesso ed ero in paradiso perché mi nacque il primo figlio . Si chiamava Bernardino come te ed era bello come il sole . Tua madre lo allattava al seno e la nostra casa era piena di felicità . Tuo nonno Nicola era l’erario del barone di allora e la nostra casa era sempre piena di gente e di vita. Tutto procedeva bene e passavamo le nostre giornate a controllare i nostri contadini che lavoravano e portavano ricchezza . Ad un tratto , come colpita da una tempesta di acqua e di vento , la situazione cambiò in breve tempo .
Tutto incominciò il 24 febbraio del 1459,  quando il tiranno che proprio ieri è morto a Napoli si fece incoronare Re del regno a Barletta . Oggi ne posso parlare , perché la sua anima nera ha raggiunto l’inferno e la sua persona non può più fare danni , ma fino ad ieri la cappa della sua tirannia ha impedito ogni parola , ogni considerazione . Chiunque ha osato mettersi contro di lui ha fatto una brutta fine ed è stato privato di ogni bene materiale e spesso della vita .
Quel giorno il barone GiacomoAntonio con mio padre decise di non andare all'incoronazione del Re insieme con molti altri baroni del regno che non volevano l’aragonese , e fu l’inizio di una catastrofe che durò per anni. Il re non perdonò l’affronto e tolse i feudi sia a GiacomoAntonio che a molti altri .
I ribelli si appellarono a Giovanni d’Angiò che scese a Napoli per riprendersi il regno che era stato di suo padre .Venne anche qui a Serino con i principi di Taranto e di Rossano nel castello del barone per preparare la strategia da usare contro l’aragonese.
I due eserciti si scontrarono nella piana di Sarno il 4 luglio del 60. Fu una battaglia spaventosa , c’ero anche io , e me la ricordo come fosse ieri.
Dalla collina guardavamo lo svolgersi dei combattimenti e dopo ore di assalti continui , eravamo avviati ad una vittoria certa .
Marino Marzano , duca di Sessa stava affianco a noi e dirigeva l’offensiva << eccolo quel bastardo del Re , sta sul fianco sinistro, seguitemi che voglio ucciderlo con le mie mani >>
Mio padre fece appena in tempo a dirmi di restare affianco al nostro barone , che si lanciò all’assalto con il suo amico Giovanni, seguendo il gruppo del duca . Li vidi mentre si avvicinavano a Ferrante , facendosi largo a colpi di spada . Ormai erano a pochi metri da lui e sicuri di ammazzarlo , quando dal fianco della collina dietro al castello , spuntarono centinaia di soldati che si diressero a difesa del Re . Non riuscimmo nemmeno a capire chi erano , forse naturali del luogo richiamati dal frastuono. Sta di fatto che ne seguì un furioso corpo a corpo che permise al Re di mettersi in salvo e di ritornare a Napoli . Come erano apparsi , così scomparvero quei bastardi e Giovanni d’Angiò decise di ritirarsi e di non inseguirli non sapendo se c’erano altri nemici nascosti pronti ad intervenire . Alla fine una vittoria certa si trasformò in una pesante sconfitta che cambiò per sempre la mia vita . Quello stronzo di duca , per vendicarsi di Ferrante che aveva sorpreso a letto con sua moglie , tra l’altro sua sorellastra , portò al massacro mio padre ed il suo amico che rimasero uccisi , travolti dalla furia dei nuovi arrivati . Fu un dolore tremendo che ancora oggi resiste nel mio cuore dopo tanti anni .
Il re riuscì a riorganizzare il suo esercito , cercando compromessi con i baroni ribelli . Lo stesso GiacomoAntonio passò dalla sua parte per paura . Il 4 giugno del 61 gli furono riconsegnati i feudi e molto denaro. Finì un periodo di grandi ideali , persi sull'altare degli interessi personali . Mio padre voleva aiutare un amico che a sua volta perorava la causa di un suo amico di Volturara e sognava un regno senza crudeltà e ferocia . Morirono tutte e tre . Il volturarese in carcere dimenticato da tutti , e gli altri due in una battaglia che doveva cambiare il percorso della storia .
L’anno dopo Ferrante chiuse la partita sconfiggendo Giovanni d’Angiò a Troia il 18 agosto definitivamente , riprendendosi il regno senza trovare altri oppositori .
Deluso dal comportamento del barone e addolorato dalla perdita di mio padre , mi trasferii dai suoceri che mi accolsero come un figlio . Bernardino morì di febbre improvvisa dopo tre anni e solo nel 65 mi ripresi quando nascesti tu , figlio mio. Non potevamo non chiamarti come il fratellino perso .
L’anno dopo nel 66, il barone passò a miglior vita lasciando il feudo al figlio Camillo , che essendo ancora piccolo , venne messo sotto la tutela dalla nonna Catarina Dentice . In effetti il vero tutore era il fratello della nonna , Iacopo , chiamato carestia , che non aveva mai avuto buoni rapporti con il Re .
Noi , Marra , abbiamo un grande difetto . Non sopportiamo le imposizioni , ed abbiamo l’ardire di contrastare chi comanda , che prima o poi ce la fa sempre pagare . E in quel tempo ormai i Marra erano diventati antipatici al Re che non potendoli estromettere tutti dai loro feudi li penalizzò e li perseguitò senza sosta ad uno ad uno . A Camillo , signore di Serino , tolse proprio la nostra Serino , lasciandogli gli altri feudi . Un ridimensionamento economico non indifferente per il piccolo barone che perse introiti molto sostanziosi , visto che il nostro paese era  prospero per le tante ferriere , create dal nostro capostipite Nicola , e per la vastità dei boschi che porta legno a Napoli per costruire navi da guerra .
A dire il vero la nonna del barone mi fece cercare per portarmi a Volturara che era ancora feudo loro , ma sapevo che le autorità del luogo odiavano la nostra famiglia per le idee di mio padre contro il Re , e non mi feci mai trovare. Da allora ho vissuto onestamente lavorando con i miei cognati fino a questo giorno che resterà nella mia memoria per sempre sia per il tuo matrimonio che per la morte del feroce sovrano che tanti lutti ha portato tra di noi .
A Volturara non ci sono mai più andato , anche perché le montagne che ci separano sono un confine inaccessibile e bisogna pagare una tassa per entrare in paese , non facendo parte del nostro feudo .
Qui , a Serino , i nuovi padroni non ci conoscono e ci lasciano in pace , senza darci alcun fastidio .