venerdì 24 gennaio 2020

MIO PADRE , PRIGIONIERO IN UN LAGER TEDESCO


la guerra alla radio si sentiva forte . L’Italia , dicevano , che avanzava , mentre Orlando , che si trovava in Armenia diceva che le truppe americane avanzavano sul fronte orientale.

Nel mese di maggio del 43 fu tutto annullato , tutti dovevano partire , e così ancora una volta , assieme all’amico Petretta , che si trovava nella stessa condizione , fummo chiamati per raggiungere Firenze .

A Firenze fu formata una Compagnia di soldati per raggiungere la Corsica francese . Arrivati a Bastia ci portarono a Vervione , per controllare qualche sbarco nemico . Come combattere senza armi pesanti e poche munizioni per i fucili ?

I tedeschi sbarcavano con carri armati pesanti con cannoni di grosso calibro , diretti alla Sardegna , perché si parlava di uno sbarco proprio lì. Ma quando l’8 settembre , le truppe italiane si arresero, tutti i carri armati dovevano rientrare in Italia . In quei giorni ordini e contro ordini, finché venne l’ordine di attaccare i tedeschi.

Su Bastia c’erano parecchie truppe italiane e la Marina con pezzi pesanti sparava contro i tedeschi . Ma un generale tedesco si presentò al comando della Marina e chiese di lasciarli liberi per tornare in Italia, ma dopo due o tre giorni che i carri armati vennero dalla Sardegna , incrociarono un violento fuoco di cannoni sul comando della Marina italiana . Distrussero tutto e presero il comando del porto di Bastia . A noi della Compagnia ci fecero attaccare una sussistenza all’interno della Corsica. Avevamo due mitragliatrici francesi che sparavano e 5-6 caricatori di fucile per ciascuno .Io con altri 8 uomini avevo un camioncino anticarro belga e ci misero lungo una strada per attaccare i carri armati . Povera Italia voleva fare la guerra con le baionette .

I tedeschi dopo aver saputo che noi eravamo schierati sulla strada , aprirono un bombardamento di mortai che incendiò la montagna e dovettero tutti scappare , mentre io che mi trovavo con la squadra sulla strada con altri soldati rimanemmo sul posto . Nessuno si era accorto che il colonnello era stato ferito e che la truppa visto il fuoco se n’era scappata dietro . Ad un certo punto la situazione si era calmata e spari non se ne sentivano più . Ad un tratto il comandante della Compagnia che conosceva il tedesco si arrese e venne verso di noi dicendo :<< non sparate , i tedeschi se ne vanno e ci lasciano in pace >>. Ma quando giunsero su di noi , ci presero le armi e ci portarono alla sussistenza . Là trovammo il colonnello ferito con circa 700 uomini, tutti prigionieri . Veramente fummo fortunati che ci dettero tanta roba da mangiare e bere

e in pochi giorni caricammo la roba e ci portarono via verso Casamozza, in attesa di andare via .La zona era malarica e mi venne una forte febbre. Mi aggregarono ad una compagnia di camicie nere che collaboravano con i tedeschi e là rimasi per qualche settimana , mentre navi ed aviazione trasportavano il materiale e i soldati tedeschi verso l’Italia . Un migliaio di soldati , tra i quali c’ero anche io , furono portati a Bastia per caricare i mezzi sulle navi .

Un giorno eravamo appena tornati per mangiare , quando suona l’allarme. Erano gli americani , che informati che su Bastia c’erano parecchie navi piene di carri armati e materiale bellico , attaccarono di sorpresa il porto e affondarono molte navi ed un sacco di carri armati finirono bruciati .

Il giorno dopo che ci portarono al  porto trovammo un macello . Sulle navi le bombe scoppiavano ancora e i poveri soldati bruciati sui carri armati e sui camion .Non si poteva resistere dalla puzza , ma bisognava raccogliere i morti , che caricati sui camion , venivano portati al cimitero della città , dove scavate delle fossa , venivano buttati uno sopra l’altro .

Finito di trasportare le loro truppe , ci presero anche noi italiani e ci portarono sull’isola d’Elba , e dopo qualche settimana a Piombino .

Piombino era la nostra speranza , invece cominciò la prigionia .



A Piombino ci misero su di un treno bestiario ( o merci ) per Firenze, Udine , Tarvisio , Villache , Graz , campo 18 A , nell’interno dell’Austria . C’erano centinaia di baracche , piene di soldati russi, francesi , inglesi , mancavano noi italiani . Purtroppo non c’era da fare. Man mano che giungevano i soldati nel campo ci mandavano a lavorare nei campi e nella fabbriche .

Nel campo rimasi un paio di mesi con un pò di febbre , e mentre i compagni che uscivano per lavorare presso i contadini , mangiavano e bevevano , nelle baracche non c’era da fare . Un giorno decisi anche io di uscire , così venne un contadino e prese 5-6 di noi . Appena giunti in una casa di campagna ci offrì latte e caffè. Dopo ci portò nella campagna e mentre un trattore con l’aratro scavava le patate , noi le raccoglievamo e le caricavamo su di un camion che le portava alla masseria . Veramente questi buoni contadini ci davano da mangiare 4 volte in una giornata , ma per il troppo lavoro sulle ginocchia , la notte non potetti dormire e non potei più andare a lavorare .

Il tempo passava e quasi tutti i soldati erano spariti per il lavoro, venne anche il mio turno e mi mandarono in un paese chiamato Mitterdorf  , ma non potevo lavorare , la debolezza aumentava , il cibo era poco , fui costretto a pregare l’interprete di chiedere al Comando dei tedeschi se mi mandavano dal dottore. Infatti appena giunto dal dottore , mi fece la base e mi mandò al campo di nuovo . Con un poco di vitto speciale mi ripresi e dopo un mese dovetti rientrare al lavoro , ma non passarono 15 giorni quando un filo spinato mi graffiò il dito . Mi si gonfiò subito e immediatamente ripartii per il campo . Lì un dottore italiano mi incise il dito e ne uscì una bacinella di sangue e pus . Restarono meravigliati anche loro . Passò un altro mese , era la fine di Gennaio 1943 , nel campo erano rimasti una decina di sottoufficiali che non valevano collaborare e c’ero anche io . Un giorno mentre si discuteva, venne un uomo che parlava italiano . Chiamò i sottufficiali e disse << Vedete che io sono di Bolzano e conosco una fabbrica di mattoni . Io vi porto sul posto , voi lavorate come lavorano i civili e mangiate come mangiano i civili a tavola >> . Veramente accettammo. Ci prese e ci portò in mezzo a delle montagne ove una grande fabbrica di mattoni lavorava a tutta forza . Ci domandarono cosa sapevamo fare. C’era un brigadiere di Finanza che sapeva fare il muratore ed io accettai da manovale ; e così si lavorava e si mangiava benino . La febbre non la sentivo più . Al riguardo del lavoro si stava caldo , ma ogni tanto che i forni si rompevano , bisognava rifarli, ed allora era il brutto . Otto di noi solo in mutandine e scarpe di legno , dovevamo scoprire questi forni che bruciavano a 200 gradi , la polvere delle sabbie e il calore dei forni , sembrava l’inferno . Si soffocava . Ogni dieci minuti quattro salivano e quattro scendevano . E così i mesi passavano senza notizie , amore, finché un giorno venne ordine che gli italiani prigionieri dovevano lavorare , ma essere lasciati liberi . Così la guardia che ci accompagnava fu levata e in baracca eravamo liberi , anzi ci fu dato un vestito per poter uscire e le carte annonarie per la spesa. Ma il pensiero della famiglia dopo un anno di prigionia era forte . Non si poteva avere nessuna notizia , finché per mezzo della Croce Rossa ci portarono qualche lettera a noi che eravamo del Sud d’Italia , mentre quelli del Nord ricevevano anche dei pacchi . Era un casino , si combatteva il Nord contro Sud , fratelli con Badoglio , fratelli con Graziani , non si capiva nulla . Nella nostra zona furono tutti richiamati i tedeschi , piccoli e grandi , ma i forti bombardamenti americani e inglesi sulle grandi città non dava loro pace .

Le migliori fabbriche vennero distrutte , i ponti sulle ferrovie che congiungevano l’Italia a Vienna furono bombardati , la benzina mancava, l’unica speranza che avevano era costruire la V2 , ma le troppe spie e i forti bombardamenti distrussero la fabbrica , e così dopo pochi mesi incominciarono gli sbarchi delle truppe alleate sul fronte della Manica e Olanda . Per noi prigionieri che ci trovavamo sulla ferrovia Vienna – Tarvisio organizzarono un treno merci , ci dettero un pacchetto di viveri, ci fecero la morale dicendo di perdonare il male fatto e ci mandarono verso l’Italia . Giunto verso Graz incontrai un mio paesano , Michele Cristofano , ed insieme arrivammo a Tarvisio . Ci dettero un po’ di pane e qualche cosa da mangiare . La ferrovia era rotta , gli americani ed i marocchini sulla strada rotta avanzavano , la polvere era troppa , noi due, assieme a tanti altri , camminammo per centinaia di chilometri , finché raggiungemmo Udine . Non ce la facevamo più .Stanchi , dovetti buttare via un po’ di biancheria che avevo . A Udine gli americani con gli italiani avevano preparato un campo ove davano da mangiare , bere e dormire per poi con il treno raggiungere le nostre case . A Udine rimanemmo parecchi giorni , la popolazione , sentito che rientravano i prigionieri dalla Germania accorreva per domandare dei loro figli , ed in un convento avevano raccolto vino , pane e scatolette e ad ogni soldato che ci andava, davano un panino , metà scatoletta di carne e un gavettino di vino . Michele , che era più giovane di me mi disse che poco lontano c’era questo convento che dava qualcosa da mangiare . Lasciato Michele mi avvicinai al luogo , mi dettero un panino ed un po’ di carne con un tazzino di vino . Quando dopo aver mangiato , ho bevuto quel poco di vino , sentivo il sangue che dai piedi saliva alla fronte , erano 20 mesi che non avevo visto un po’ di vino . Dopo pochi giorni giunsero molti altri soldati, ci misero su di un treno e ci portarono a Mestre . Qui ci fu lo smistamento, quelli del Nord e quelli del Sud . Le ferrovie erano ancora rotte , ci portarono verso l’Adriatico e uscimmo a Terni , poi a Roma .

A Roma c’era un controllo medico in ospedale , ma noi , pur ammalati, per raggiungere le famiglie , non volemmo fermarci , così raggiungemmo Napoli e poi Baiano . Da Baiano ad Avellino c’era l’autobus , ma quello svergognato di fattorino non volle farci salire . Voleva il biglietto . Noi due soldi non ne avevamo , io avevo marchi tedeschi , ma non volle accettarli . Gli dicemmo che gli avremmo mandato un vaglia con i soldi, ma la sua risposta fu un secco no . Ci piazzammo davanti all’autobus e gli dissi:<< tu non parti , e chiami i Carabinieri >> . Mentre discutevamo una buona signora cacciò i soldi per noi e facemmo il biglietto.Raggiungemmo Avellino e senza mezzi , a piedi , arrivammo ad Atripalda e mentre piano piano salivamo giunse un camion di Salza che portava sopra l’avvocato Pedicino che mi conosceva , e c’era anche il defunto mio suocero con altri giovani di Salza . Questo bravo uomo ci accompagnò fino alla masseria di mio padre ed incontrai mia moglie con la bambina piccola Pasqualina che allora aveva tre anni . Appena seppero che ero tornato , molti genitori corsero per domandarmi dei loro figli , ma io non avevo visto nessuno . Però man man rientravano da molti fronti . Rientrato stanco , il Dopolavoro era stato bombardato . Il Presidente approfittando delle bombe e della mi assenza si era ritirato tutti gli attrezzi che c’erano .

Il fascismo non c’era più . Non si poteva aprire più come dopolavoro, ma solo come Cral , ma a me non piaceva stare in mezzo ad uomini ubriachi e cercai allora di aprire un negozio di generi alimentari . 





giovedì 16 gennaio 2020

PSI , CHE BELLA STORIA E' IL FUTURO

IL SOCIALISMO E' UNA IDEA IMMORTALE CONTRO LE DITTATURE E GLI OPPRESSORI , IN DIFESA DELLA LIBERTA' , DELLA GIUSTIZIA E DELL'EGUAGLIANZA SOCIALE .
HA AVUTO MARTIRI , EROI , UOMINI E DONNE COMUNI ED ANCHE QUALCUNO NON DEGNO DI AVERE AGITO IN SUO NOME .
E' NATO UFFICIALMENTE 120 FA COME PARTITO , MA ESISTE NELL'ANIMO UMANO DA 2000 ANNI , CON IL SUO PROFETA IMMORTALE. ANCHE SE 400 ANNI PRIMA ERA STATO GIA' ESALTATO DA UNO DEI PIU' GRANDI FILOSOFI DELL'UMANITA' . SUPERA GLI UOMINI CON LE LORO DEBOLEZZE E/O SBAGLI E CAVALCA IL TRASCORRERE DEL TEMPO COME LINFA DEI POPOLI .
ECCO PERCHE' IL SOCIALISMO NON APPARTIENE AL PASSATO O PUO' ESSERE RIDOTTO AI VOLERI DI UNO O PIU' UOMINI .
E' UNA FILOSOFIA DI VITA CHE VIVRA' FINO A QUANDO CI SARA' L'UOMO SULLA TERRA , ED E' E RESTERA' L'UNICO ARGINE A DIFESA DEL PROGRESSO E DELLA LIBERTA' .
IN EUROPA , CIVILE E MODERNA , E' PRESENTE DAPPERTUTTO E IN QUALCHE NAZIONE E' AL GOVERNO ( VEDI SPAGNA ECC...) , IN ITALIA , NEL NOSTRO AUTOLESIONISMO , VOGLIONO ABOLIRE QUESTA IDEA E QUESTA PAROLA CONDEGNANDOSI AL QUALUNQUISMO E/O ALLA PERSONALIZZAZIONE DELLA POLITICA , DIMENTICANDO LE GRANDI CONQUISTE SOCIALI OTTENUTE GRAZIE ALL'IMPEGNO DI UOMINI COME PERTINI , NENNI , LOMBARDI ECC...
PER UN FUTURO DI LIBERTA' E DI PROGRESSO A 70 ANNI CI CREDO FERMAMENTE ANCORA E NON CREDO DI ESSERE FUORI DAL TEMPO . VIVO LA MIA REALTA' DI LAVORO , FAMIGLIA ED AMICI COME TANTI ALTRI CITTADINI ANCHE PIU' GIOVANI DI ME .RICORDO A ME STESSO CHE
IL PARTITO SOCIALISTA ITALIANO E' STATO IL PRIMO PARTITO DELLA STORIA D'ITALIA ED OGGI E' L'UNICO PARTITO RIMASTO SULLA SCENA POLITICA ITALIANA , LO VOGLIANO O NON LO VOGLIANO . SMETTIAMOLA DI PARLARE DI UOMINI E GUARDIAMO ALL'IDEA E AGLI IDEALI CHE NON MORIRANNO MAI NEL MONDO . CHI VOTA SOCIALISTA O SI IMPEGNA NEL PARTITO LAVORA PER I PROPRI FIGLI E PER UN LORO FUTURO MIGLIORE SENZA PADRONI O MILLANTATORI . E NON E' SOLO L'ITALIA AD AVERE BISOGNO DEL SOCIALISMO. https://www.youtube.com/watch?v=bFDcVxzKvIA&fbclid=IwAR1U-YFYft9NSupJ0t0TxaxGaNmGzFc8-S5HD86x2-h5wGoYdCl9neLC1a4

PARTITO SOCIALISTA ITALIANO