20 AGOSTO 1873
https://www.amazon.it/dp/B07RN2N89C?fbclid=IwAR02NyOqGrRZGNMovpIpVebpEQuTyq3CYPYXKY3ubblPzUk52PfRHT2pWDc Il
banditore comunale si ferma sotto il tiglio e porta la trombetta alla bocca .
Il suono è il segnale per i distratti passanti .Tutti , come d’abitudine volgono
il capo verso quell’inserviente comunale così comico nei suoi calzoni alla
zuava e con la coppola più grande della testa che sprofonda fino al naso rosso
di vino e con quei baffi all’in su che sembra il barone di Munchhausen .Tutti
aspettano che dopo il segnale incominci a gridare che è arrivato il pesce
fresco in piazza o che il solito verniciatore di pentole di rame vuole dare la
quantità dei giorni in cui si fermerà in paese nel solito sottano di via
Freddano .
<<
Sono finiti i briganti ! c’è stato il
distruggimento del brigantaggio del crudelissimo suicida Manzi >> .
Le
parole si perdono negli occhi degli astanti che si osservano quasi ad
interrogarsi di aver capito bene. Poi un mormorio , un applauso sempre più
forte , un’unica voce che grida nelle vie e per la case. Gente che esce dai
vicoli e scende in piazza , musicanti che corrono a prendere gli strumenti come
se fosse il giorno del Santo Patrono , ed è un ballare senza meta e senza sosta
che coinvolge giovani e vecchi , notabili e popolani , donne e fanciulli . E’
la fine di un incubo che attanagliava il paese da ormai tre lustri e che negli
ultimi sette otto anni era diventato una cappa sulla vita di tutti , con quei
montellesi padroni del territorio che facevano rintanare tutti nelle case al
loro apparire . Sono finiti i barbari ! viva la libertà ! queste le voci che si
rincorrono , mentre il giovane Don Pasquale Sarno prende una bandiera tricolore
ed incomincia a dirigersi verso il Freddano per un corteo liberatorio con la
banda in testa. Lo seguono in centinaia tra canti e balli, come si è soliti
fare a Carnevale .
Alessandro
Picone , attratto dal frastuono si affaccia alla finestra della cucina e sgrana
gli occhi vedendo quella moltitudine di persone avvicinarsi a casa sua e
proseguire verso la Croce
. Una processione festante in cui è difficile distinguere il sacro dal profano ,
un’atmosfera mai vista in quaranta anni di vita paesana . Si stropiccia gli
occhi per capire se è un sogno o se è la realtà .
Arriva
la figlia quattordicenne Teresa e gli spiega che tutti i briganti montellesi
sono stati uccisi o catturati e che è tornata la libertà . Alessandro si fa il
segno della croce , forse per festeggiare a modo suo l’evento , ma forse anche
per un saluto ai tanti caduti in nome di eventi che strada facendo avevano
perso l’obiettivo prefissosi trasformando un’aspirazione politica in una bagno
di sangue , di orrori e di morte.
<<
Tredici anni e quante sofferenze. Quanti volti dai lineamenti sfocati dalla
spugna degli anni trascorsi , sacrificati sull’altare della vita e nel nome di
un ideale che nessuno più ricorda. I Borbone scomparsi insieme con il Papa
nelle grinfie di un Stato oppressore , che al posto delle terre ha portato
nuove tasse ed una miseria sempre più nera che spinge i già poveri a vendersi
tutto per pagarsi un viaggio di sola andata in America , maledicendo il paese e
le case , le madri ed i padroni della piazza. >>.
Guarda
nella penombra della sera il corteo che si snoda saltellando in modo abnorme e
che scompare all’orizzonte nel suono di una marcia trionfale che gli riempie
l’anima di pena , mentre vengono accese le luci da poco messe per le strade e
ad ogni finestra viene acceso un lume come partecipazione e come liberazione da
un brutto sogno che pareva non finire mai.
Non
può non pensare a quelli che come suo fratello Luigi non hanno avuto la sua
stessa fortuna e sono ancora al carcere duro dei lavori forzati dopo dieci anni
. Li vede con quella catena al piede che gli procura ancora tanto dolore. E
mentre lacrime fredde gli scorrono sulle guance vede davanti ai suoi occhi quel
ribaldo di Pietrillo De Feo, mai domo e per questo condannato a venti anni
suppletivi oltre i sedici comminatigli dal tribunale il 10 Marzo 1865 con il
suo sogno spezzato di una vita con Concetta, della quale gli resta solo e
sempre il ricordo di quelle ore precedenti al suo arresto e Giuseppe Nardiello,
zeza
, scappato e persosi nelle Americhe per non scontare i quasi venti anni di
carcere comminatigli . Meno male che quell’Alessandro Picone è ormai scomparso,
preso come è dal tanto lavoro per mantenere una famiglia che cresce sempre di
più , si ripete mentalmente quasi a volersi convincere che i tempi sono
cambiati e che è meglio dedicarsi alle mucche e ai quattro figli che dovranno
ripartire da zero per sopravvivere in questo paese arretrato e privo di sbocchi
economici. Si allontana dalla finestra e cerca di rilassarsi osservando in
silenzio la moglie Maria che sta preparando sul fuoco nel tegame di terracotta
una bella zuppa di cocozza , patate e fagioli che è un invito a passare una
serata senza pensieri con davanti una bella bottiglia di vino appena acquistata
nella vicina cantina.
Fuori
il corteo sempre più numeroso continua a marciare tra canti e balli ricevendo
applausi e incoraggiamenti da tutte le porte e da tutte le finestre aperte ed
illuminate.
Solo
in qualche casa si chiude l’uscio come ad isolarsi da un momento collettivo che
provoca rabbia e dolore mai sopito .
Alessandro
Candela seduto sulla cassapanca di legno davanti al caminetto spento si stringe
la testa tra le mani quasi ad allontanare quel frastuono che rimbomba nelle
orecchie e offende la memoria del fratello Ferdinando e dei tanti uccisi come
animali sulle montagne di Volturara . Maledice il giorno in cui suo fratello
era tornato come soldato sbandato ed aveva conosciuto Giuseppe Nardiello
cadendo in un vortice senza uscita .Rivede ancora la scena di quando gli aveva
infilato il coltello in pancia perché lasciasse in pace suo Ferdinando , ma non
era servito a niente perché , appena costituitosi Giuseppe Nardiello , era
arrivato quel maledetto di Cicco Ciancio , che lo aveva fatto diventare ancora
più cattivo fino a quando lo avevano braccato e ammazzato come un animale
selvatico .
Un
periodo nero come la pece che aveva portato a morte uno appresso all’altro
Giuseppe Marino il figlio di Cicco di Camilla il 14 Ottobre di quello stesso maledetto anno
, ucciso ed infossato sul Terminio come la carcassa di una vacca morta per caso
, senza messa e senza preghiere e poi Raffaele Del Percio e Giuseppe De Feo e
Luigi Volta e finalmente , come una liberazione aveva chiuso il cerchio il 21
Novembre 1866 l’uccisione di Cicco Ciancio , giornata indimenticabile che aveva
vendicato la morte di tanti poveri giovani circuiti dalla cattiveria del
montellese e dei suoi compari .
Nella
casa affianco , Raffaele Picardo applaude alla gente che gioisce e gira la
testa all’interno ad osservare il fratello Gaetano
<<
Era meglio che morivi , quel giorno di dieci anni fa . Povero Gaetano feci
tanto per farti costituire , ma ogni giorno mi fai maledire il mio gesto
>>. Sembra parlargli , ma è solo un pensiero che rimbomba e resta nella
sua mente
<<
Gaetano Picardo, l’ultimo vero brigante di Volturara , è una larva umana ,
schiavo del vino e dei suoi tormenti . Il signore mi ha voluto punire ed io
accetto questa croce in suo nome . E’ finita un’epoca stasera , ma i residui
morali ed economici ce li porteremo per il resto dei nostri giorni >>.
La
folla continua la sua marcia . Attraversa il Carmine , gira per la Cupa e sale alla Pozzella.
Achille
De Cristofano esce in strada ed aiutato dai familiari offre bottiglie di vino a
tutti , e tutti lo festeggiano con passi di tarantella cui risponde facendo
finta di ballare. La
Spezieria è tutta un’esplosione di gioia , con gente
accalcata e festante. Poi lentamente la banda musicale intona l’inno nazionale
e tra applausi e cori si dirige in Piazza.
Achille
si ferma a guardarli mentre si allontanano e asciugandosi il sudore dalla
fronte , resta con la mano tra i capelli perdendosi in mille considerazioni.
Rivede davanti agli occhi il fratello Ferdinando , ormai morto da otto anni a
45 anni , lasciando la moglie con il piccolo Sebastiano in uno stato di totale
disperazione. Rivede se stesso , idealista e ingenuo , caduto nella trappola di
invidiosi e corrotti . Rimpiange quell’Achille di dieci , dodici anni prima ,
ma accetta mentalmente la situazione attuale di un uomo che si impegna nel
lavoro , nella famiglia e nella politica paesana combattendo i soprusi e le
cattiverie dei vari Vincenzo Luciani e compagni .
<<
Incredibile ! sembra lo stesso corteo del 7 Aprile . Allora nacque la morte , oggi
rinasce la vita ed in mezzo una dozzina di anni e di morti ammazzati. Si partì
per difendere la Patria
, oggi si balla contro quella Patria e sembrano tutti contenti.
Diventarono
briganti per fame e per orgoglio , li ammazzarono come animali selvatici .
Risero con i piedi sui loro petti e li malmenarono anche dopo morti. Li dissero
feroci e sanguinari, ma li uccisero spietati e crudeli . Restano lacrime e
disperazione in chi amava quei poveri giovani senza riserve e sapeva che il loro
destino era nato senza colpa di scelte , ma per un gioco del fato che aveva
trasformato in un attimo amici in nemici da combattere e nemici in alleati
contro i loro vecchi amici , in un gioco perverso dove i fessi subiscono e
pagano sulla loro pelle errori o scelte di altri >> Si fa il segno della
croce e rientra in casa.
La
piazza è piena di gente. La banda schierata sotto il tiglio centrale riprende a
suonare marce militari e patriottiche , ripetute a squarciagola da una marea di
gente , che non vuole smettere di gioire. Il palazzo Masucci è illuminato a
festa e dal balcone del primo piano si affaccia Don Leonardo , sostenuto dai
figli Achille ed Annibale . Una ovazione saluta il grande vecchio che non
usciva dalla sua stanza ormai da mesi . Con le mani alzate i Masucci rispondono
ai saluti , e restano ad osservare la festa con il popolo che balla al centro
della piazza ed i vari notabili intorno ad osservare divertiti , come per dire
ci sono anche io . Don Leonardo guarda i figli ed esclama
<<
Ricordatevi ! voi siete nati per comandare , e per comandare questo paese
ingestibile , è necessario che seguiate delle regole. La prima è che non dovete
mai schierarvi per una fazione o per un’altra . Dovete mandare i vostri uomini
ed i vostri alleati a farsi i nemici o a creare amici . Voi dovete aspettare
l’evolversi degli eventi e vedrete che le situazioni si chiariranno da sole . L’alleato
di oggi può essere il peggiore nemico di domani e viceversa . Noi abbiamo
combattuto ed aiutato i briganti , senza che si siano mai permessi di toccarci
con un dito e se guardate bene in piazza , molti dei notabili che si sono
arricchiti con la refurtiva in cambio di protezioni , come i De Feo ed i Raimo
, oggi sembra che abbiano vinto chissà che cosa , quando poi ospitavano nelle
loro cantine o nei loro pozzi prosciugati fino a pochi mesi fa i più feroci
assassini e i loro protettori , per non farli arrestare.
I
veri briganti sono stati e sono ancora loro , traboccanti di ipocrisia e di
sete di danaro e di proprietà. Con la nuova Italia diventeranno sempre più
potenti con i referenti che si creano ad Avellino o a Napoli, ma non potranno
mai arrivare a scalfire la nostra supremazia perché Michele Capozzi è amico
nostro e se ,come penso ,diventerà il padrone politico della Provincia per gli
anni a venire , voi avrete la supremazia sugli altri che dovranno venire da voi
a chiedere di intercedere con le Istituzioni. Mio nonno e mio padre hanno messo
in un angolo i Pennetti che comandavano da secoli sapendo fiutare il vento del
cambiamento nelle tante trasformazioni sociali anticipando le conseguenze degli
eventi . Volturara non si comanda dall’interno , ma con una rete di amicizie
esterne che condizionano le scelte locali ed impediscono la crescita di chi vuole
fare il passo più lungo della gamba. Oggi il brigantaggio è finito ed il popolo
festeggia il pericolo scampato , ma voi già dovete capire che chi festeggia
qualcosa ha già perso il futuro. Si osserva e si resta in attesa , cercando di
capire i prossimi mutamenti . Un avvenimento storico scaccia un altro . Il 1820
fece dimenticare il 1799 . Il 1848 mise l’oblio sul 1820 e il 1860 fece
scomparire la repressione del 1848 . A Volturara nessuno si ricorda più di Don
Domenico e Don Carmine Benevento e dei loro ideali liberali , e le nuove
generazioni non conoscono nemmeno più il nome dell’ultimo Re borbonico . Oggi
l’eroe è Garibaldi ed il Re è Vittorio Emanuele, che non ha fatto niente altro
che raccogliere i sacrifici del padre Carlo Alberto, che nessuno del popolo
conosce . Per qualche anno ancora si parlerà dei tanti giovani uccisi , carcerati
e emarginati , poi solo i bambini sapranno dai racconti dei nonni di briganti
che rubavano ai ricchi per dare ai poveri , fino a quando un altro grande
avvenimento che potrà essere una guerra europea o un grande terremoto , come ce
ne sono stati tanti , cancelleranno il ricordo di questo periodo e tutti
parleranno di nuovi avvenimenti e delle
loro conseguenze . La Storia
non la raccontano gli uomini né i vinti , ma i Governi che la impostano secondo
i loro interessi ed i loro obbiettivi facendo passare spesso per grandi i
mediocri e viceversa . Finché ci sarà il mondo , nascerà sempre qualche
megalomane che usando filosofi e storici imporrà idee e guerre in nome di valori
assoluti che servono solo a coprire interessi milionari di gruppi economici e
di potere , in un gioco crudele in cui non si saprà mai se è il Napoleone di
turno a comandare e a decidere , o sono i gruppi di potere nascosti che
inventeranno il despota per aumentare il loro peso economico o sociale . Non
mancherà poi qualche monarca pazzoide che per soddisfare i propri istinti
getterà la sua Nazione in conflitti mostruosi usando migliaia di soldati come
birilli da far cadere per soddisfare il gioco della noia o della pazzia
.>>
Capendo
che sta parlando troppo per il suo carattere , invita i figli a rientrare e
tornando in casa chiude il balcone su una piazza che va lentamente spopolandosi
.
Un
viaggio senza ritorno
Sono
ventidue giorni che la nave percorre l’oceano e la vita scorre lenta tra storie
raccontate e progetti da realizzare . In America i dollari si trovano per terra
e ognuno ha la segreta speranza di far ballare un giorno nel palmo della mano
monete d’argento , mai viste finora , per comprare vestiti e cibo . E’ quasi
l’alba . Nello stanzone l’aria è pregna di un odore pesante . Dormono
dappertutto , vestiti , sulle brande di ferro , per terra .
Angela
non riesce a dormire , né a respirare . Guarda la schiena della donna che dorme
sopra di lei . E’ una sconosciuta vestita di nero , come le centinaia e
centinaia di persone che incontra ogni giorno in giro per il bastimento .
Si
alza e sale sul ponte . Stringe le braccia conserte nella coperta appoggiata
sulle spalle per difendersi dal freddo pungente .
Non
dimentica lo sputo che ha lanciato dal mare contro il suo paese e contro tutti
il primo giorno di navigazione e da allora non si è mai più voltata indietro
con lo sguardo . E’ un capitolo chiuso , un mondo da dimenticare . Non sa cosa
l’attende , né vuole saperlo . L’importante è far calare sul passato un velo di
oblio pesante come un macigno .
E
ripensa alla prigione dove era stata rinchiusa come manutengola dei briganti
per sei lunghi mesi , al trasferimento al tribunale di Avellino per il processo
e alla sua liberazione casuale da parte di alcuni banditi che avevano assaltato
la carrozza e le guardie nazionali di scorta per rapina e per il gusto di
metterli in fuga .
Avevano
deciso di lasciarla libera senza violentarla e ucciderla per pura fortuna ,
grazie all’intervento di uno di loro che l’aveva riconosciuta come amica dei
briganti e ricercata dai carabinieri da anni.
Era
ritornata al paese e si era nascosta ancora in casa della zia Filomena . Altri mesi
di prigionia volontaria fino a quando la zia non le aveva trovato i soldi per
il viaggio nell’altro mondo , unico posto dove nessuno l’avrebbe mai potuta
trovare .
Era
partita di notte a piedi attraverso le montagne fino ad arrivare dopo giorni al
porto di Napoli , dormendo nei pagliai e sotto gli alberi. Aveva comprato il
biglietto come tanti e all’ufficiale della dogana aveva dato con decisione il
suo nuovo nome inventato al momento dalla disperazione e dal rancore
<<
Mi chiamo Angela Sperduta >> . Non le avevano chiesto altro e si era
imbarcata senza ulteriori difficoltà tra centinaia di persone e montagne di
masserizie .
La
coperta della nave sembra la piazza del paese con radi gruppi di persone che
parlano passeggiando . Si siede su una panca e guarda l’orizzonte . L’enorme
palla rossa che nasce dalle onde in lontananza sembra indicare la strada per la
nuova vita . E’ il 23 Agosto 1873 . E’ sabato .Chiude gli occhi e si assopisce.
Maledetto
Garibaldi e la sua Italia ! .
Il
canto del gallo la risveglia . Si avvia alla stalla e sfiora le mammelle della
mucca con dolcezza e determinazione . I fiotti di latte che cadono ritmicamente
nel secchio sembrano note musicali e lei incomincia a cantare . Una voce
cristallina e dolce . Il giorno si apre e la luce dell’alba penetra dappertutto
portando la vita . Esce sull’aia e con il pugno pieno di granturco chiama le
galline . Poi a ventaglio lo apre e tutte corrono schiamazzando . Sembrano
sorridere insieme con lei .
Osserva
le mucche che pascolano , poi corre all’albero di mele rosse lì vicino a fermare
una fame inarrestabile . Ritorna sull’aia dove quadrati perfetti di grano ,
granturco e fagioli messi ad essiccare , sembrano disegnare un quadro dai mille
colori . Smuove il grano lanciandolo in aria con le mani liberando una miriade
di particelle sottili che nel sole brillano come diamanti nel verde ammiccante
della valle …
Si
sveglia di soprassalto , mentre un acre odore di nebbia si insinua nelle sue
narici . Le sembra la nebbia di Volturara che avvolge le mattine d’autunno . E
si accorge che ama maledettamente ancora quel paese che le ha dato tante
mortificazioni . E le salgono in gola le parole che Don Alfonso Maria Pennetti
, l’Arciprete , ripeteva quando era vicino al fuoco dopo un buon bicchiere di
vino
<<
Se le montagne poste in circolo attorno a te , sono l’anello di congiunzione
che Iddio ha voluto tra il cielo e la
Terra , di quell’anello tu sei il castone , o Volturara!>>.
La
nebbia dell’oceano invade la nave come una gigantesca onda di tenebre e se la
ingoia con i suoi pensieri .
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