Ci fu un tempo in cui l’essere sindaco era motivo di
grande orgoglio e di vero riferimento per le comunità
amministrate. Era il tempo in cui l’essere
primo cittadino si coniugava con lo spirito di sacrificio.
Il sindaco era l’autorità, colui al quale il cittadino si rivolgeva
per ogni necessità. Quello era il tempo in cui i
cittadini pregavano uno di loro a rappresentarli nelle Istituzioni.
La nostra storia abbonda di figure che hanno onorato
il loro mandato.
Una prova parallela si ebbe nei giorni del terremoto
dell’80, quando il vincolo della solidarietà, il comune interesse,
il sapersi porre di fronte ad una immane tragedia,
produsse il miracolo della resurrezione. Allora ci fu
una grande mobilitazione dei sindaci. Furono i primi a
scendere in campo, a rimboccarsi le maniche, a recuperare
una pala e un piccone per ritrovare i corpi dei loro
cari. Le storie scritte negli anni a seguire sono ricche
di esempi di primi cittadini che, quando non furono sepolti
dalla macerie, si dettero un gran da fare, anche
con atti di autentico eroismo.
Gran parte di quel miracolo, come molti fatti hanno dimostrato,
si può ascrivere proprio a merito dei primi cittadini,
alcuni dei quali vengono ricordati nei libri che ormai
storicizzano quel terribile evento che ebbe inizio con
quella malanotte del 23 novembre di trentadue anni fa.
Poi il tempo è passato, il senso civico quasi si è esaurito
, sono mutate le abitudini e l’illusione del potere ha
trascinato anche i sindaci nel vortice della fatuità.
Non è solo questo, ovviamente. I guasti sono anche il
frutto di una violenta crisi economica che ha gettato sul
lastrico molte amministrazioni comunali, sorvegliate a
vista dal patto di stabilità.
Una prima testimonianza di un ruolo profondamente
mutato, anche nei rapporti umani, si è avuto durante la
crisi della raccolta dei rifiuti. E’ proprio in questa occasione
che i sindaci sono stati costretti a pagare un prezzo
altissimo, sborsando somme notevoli e riducendo i
servizi ai cittadini: si sono chiusi asili, l’assistenza sul territorio
è stata ridotta al lumicino, e così via. In questa emergenza,
ogni sindaco ha agito di testa propria senza
affrontare il problema con un minimo di solidarietà.
Così nella divisione degli utenti, la camorra ha avuto gioco
facile per infiltrarsi.
Oggi siamo tutti presi dal fronteggiare questa abbondante
nevicata che sta provocando non pochi danni e tanti disagi.
Si dice che la neve ha colto d’improvviso gli amministratorti
comunali. E’ così, non v’è dubbio. Almeno
per la notevole dimensione del fenomeno.
Eppure alle bufere di neve dovremmo essere preparati
visto che la nostra tradizione è di montanari. Non siamo
a Roma. Non c’è inverno che non passa senza almeno
una spolverata di neve.
Invece, ogni volta è la stessa storia. Prima di recuperare
il tempo della sorpresa ne passa. Le lezioni del passato
non sono servite. Per nulla.
Molti sindaci non hanno saputo fare altro che lamentarsi,
trasferendo il problema ad altre istituzioni. Certo, non
sempre è stato così. Abbiamo visto in questi giorni anche
tanti amministratori comunali guidare i trattori, spalare
la neve, rendersi protagonisti nel salvataggio di persone
bisognose. A questi va data tutta la nostra solidarietà.
Non così per coloro che ancora oggi nei loro comuni
non sono stati in grado di ripulire le strade, di rimuovere
le montagne di neve che si sono accumulate. Questi
sono i sindaci con il pennacchio che credono di essere
utili alla comunità solo perchè gestiscono il potere. Anzi
gli stracci di un potere che si illudono di avere.
grande orgoglio e di vero riferimento per le comunità
amministrate. Era il tempo in cui l’essere
primo cittadino si coniugava con lo spirito di sacrificio.
Il sindaco era l’autorità, colui al quale il cittadino si rivolgeva
per ogni necessità. Quello era il tempo in cui i
cittadini pregavano uno di loro a rappresentarli nelle Istituzioni.
La nostra storia abbonda di figure che hanno onorato
il loro mandato.
Una prova parallela si ebbe nei giorni del terremoto
dell’80, quando il vincolo della solidarietà, il comune interesse,
il sapersi porre di fronte ad una immane tragedia,
produsse il miracolo della resurrezione. Allora ci fu
una grande mobilitazione dei sindaci. Furono i primi a
scendere in campo, a rimboccarsi le maniche, a recuperare
una pala e un piccone per ritrovare i corpi dei loro
cari. Le storie scritte negli anni a seguire sono ricche
di esempi di primi cittadini che, quando non furono sepolti
dalla macerie, si dettero un gran da fare, anche
con atti di autentico eroismo.
Gran parte di quel miracolo, come molti fatti hanno dimostrato,
si può ascrivere proprio a merito dei primi cittadini,
alcuni dei quali vengono ricordati nei libri che ormai
storicizzano quel terribile evento che ebbe inizio con
quella malanotte del 23 novembre di trentadue anni fa.
Poi il tempo è passato, il senso civico quasi si è esaurito
, sono mutate le abitudini e l’illusione del potere ha
trascinato anche i sindaci nel vortice della fatuità.
Non è solo questo, ovviamente. I guasti sono anche il
frutto di una violenta crisi economica che ha gettato sul
lastrico molte amministrazioni comunali, sorvegliate a
vista dal patto di stabilità.
Una prima testimonianza di un ruolo profondamente
mutato, anche nei rapporti umani, si è avuto durante la
crisi della raccolta dei rifiuti. E’ proprio in questa occasione
che i sindaci sono stati costretti a pagare un prezzo
altissimo, sborsando somme notevoli e riducendo i
servizi ai cittadini: si sono chiusi asili, l’assistenza sul territorio
è stata ridotta al lumicino, e così via. In questa emergenza,
ogni sindaco ha agito di testa propria senza
affrontare il problema con un minimo di solidarietà.
Così nella divisione degli utenti, la camorra ha avuto gioco
facile per infiltrarsi.
Oggi siamo tutti presi dal fronteggiare questa abbondante
nevicata che sta provocando non pochi danni e tanti disagi.
Si dice che la neve ha colto d’improvviso gli amministratorti
comunali. E’ così, non v’è dubbio. Almeno
per la notevole dimensione del fenomeno.
Eppure alle bufere di neve dovremmo essere preparati
visto che la nostra tradizione è di montanari. Non siamo
a Roma. Non c’è inverno che non passa senza almeno
una spolverata di neve.
Invece, ogni volta è la stessa storia. Prima di recuperare
il tempo della sorpresa ne passa. Le lezioni del passato
non sono servite. Per nulla.
Molti sindaci non hanno saputo fare altro che lamentarsi,
trasferendo il problema ad altre istituzioni. Certo, non
sempre è stato così. Abbiamo visto in questi giorni anche
tanti amministratori comunali guidare i trattori, spalare
la neve, rendersi protagonisti nel salvataggio di persone
bisognose. A questi va data tutta la nostra solidarietà.
Non così per coloro che ancora oggi nei loro comuni
non sono stati in grado di ripulire le strade, di rimuovere
le montagne di neve che si sono accumulate. Questi
sono i sindaci con il pennacchio che credono di essere
utili alla comunità solo perchè gestiscono il potere. Anzi
gli stracci di un potere che si illudono di avere.
mi scuso per il ritardo...ma il vortice ci toglie spazio e tempo...voglio dire che un sindaco esemplare nell'inferno bianco della nevicata colossale di quest'anno, è stato il nostro, Ferruccio Capone...mattina e sera e pure notte a coordinare operazioni di sbancamento neve e soccorsi vari...c'ho dedicato un trafiletto, per chi ha un minuto da perdere, su MONTELLA EU...Saluti Peppo Marano.P.S.: concordo in pieno con l'indignata amarezza di mare, anzi vado oltre: per i sindaci ignavi, si dovrebbe mobilitare il popolo e buttarli dal balcone della casa comunale...magari su un cumulo di neve fuori stagione sparata da cannoni prestati dalle vicine piste invernali...
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