domenica 12 febbraio 2012

dal CORRIERE DELL'IRPINIA DI OGGI

Dove siamo e chi ora ci rappresenta














12/02/2012

Non per ripeterci, come accade ormai da tempo. E non per nostra responsabilità. Ma quest’ultima ondata di neve ci ha aiutato a meglio capire dove siamo e da chi siamo rappresentati. E però, senza il solito lamento, dobbiamo tentare di uscire da uno stato di impotenza che, solo in parte, può essere addebitato alle genti d’Irpinia.

Dove siamo? L’Irpinia era un tempo terra di classe dirigente. Sandro Pertini ci invidiava, e per sminuire il valore assoluto degli uomini irpini, soleva affermare, dialogando con l’avellinese Maccanico, che la spiegazione di tanto esclusivo talento era da ricercarsi in una colonia di liguri trapiantata da queste parti. Ora, quella classe dirigente si è dissolta: per rottura di un patto di solidarietà, per gelosia, per calcolo meschino, per incapacità a guardare oltre il proprio naso. Così mentre per un lungo periodo siamo stati sotto i riflettori della politica nazionale, dirigendo e orientandola, d’un tratto tutto è crollato con un tonfo disastroso.

Oggi siamo in una landa disperata. Con un paese che ha dimenticato uomini e storie e una Regione che, culturalmente, ha subito una retrocessione scandalosa nella politica del riequilibrio territoriale.

Le zone interne? Solo un fastidio. Acqua, sanità, distretti industriali, lavoro, ecc. non abitano più qui. Resiste, invece, immutabile, l’emigrazione, quella solitudine che costringe migliaia di giovani, laureati, a scappare, spesso maledicendo la terra che gli ha dato i natali. No, non è un modo questo per commiserarci, è la tremenda realtà che suscita indignazione non raccolta da chi dovrebbe avere l’orgoglio di battersi per il bene comune e non per rincorrere potere personale. E siamo al secondo interrogativo: chi ci rappresenta? 

L’illusione è che siano gli attuali gestori della cosa pubblica ad esercitare il governo: membri della giunta di Santa Lucia, consiglieri regionali, sindaci, presidente della Provincia, presidenti degli enti di servizio e così via. In realtà sono tutti questi sono poco più che comparse. Sono, invece, obbedienti ai potenti che smessi gli abiti della intelligente e coraggiosa classe dirigente, continuano a mantenere le fila del potere in Irpinia. Gli eletti, o nominati, sono la radice del male di una Provincia che ha perso la voglia di lottare per una politica autonoma che non deve avere più riferimenti imbalsamatori. Diciamo la verità: se questo accade non è per responsabilità di chi è stato, ma di chi è

e si sente prigioniero di un sistema che non ha saputo debellare. Meglio: non ha voluto perchè non poteva. Liberi si nasce e con il dialogo è possibile cambiare. Ma quando si è servi, protesi alla cieca obbedienza si è come don Abbondio: il coraggio, se uno non lo ha, non se lo può dare.

Aspettando tempi migliori.



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